Significativo per Amedeo Modigliani è stato l’incontro con la poetessa russa Anna Achmatova. Tra i due nasce un amore profondo pieno di rispetto reciproco. Nelle sue poesie e nei suoi versi la Achmatova ricorderà spesso il bell’artista italiano che la ritrasse in numerosi disegni e con il quale si scambiò lettere d’amore.

Mi disegnava a casa mia e mi regalava questi disegni. Ne ricevetti sedici. Mi chiedeva di metterli in cornice e di appenderli nella mia stanza a Carskoe Selo. E lì furono distrutti nei primi anni della rivoluzione. Si salvò quello che meno degli altri fa presentire i futuri nudi.

(Anna Achmatova)

L’autoritratto, unico eseguito dall’artista nel 1919. Modigliani tiene in mano la tavolozza e il suo volto è contornato da un fazzoletto che l’artista era solito indossare.
In questa rappresentazione è sovrimpressa una tenera lettera di Amedeo, soprannominato Dedo, indirizzata alla madre che ci racconta quanto l’artista le fosse legato:

Mamma mia cara, lascio passare troppo tempo senza scriverti ma non ti dimentico. Non ti impensierire. Tutto va bene. Lavoro e se mi tormento a volte non sono più imbarazzato come prima. Volevo mandarti delle fotografie ma non sono troppo bene riuscite. Mandami notizie. Ti abbraccio forte, Dedo.

Conservato alla Fujikawa Galleries di Tokyo in Giappone il ritratto di donna con la cravatta nera fu eseguito nel 1917 e si inserisce nella lunga galleria di ritratti a cui Amedeo Modigliani si dedicò nella sua breve vita.

La cravatta, accessorio prevalentemente di uso maschile per le occasioni eleganti e formali, viene indossata dalla donna in modo informale che l’artista traccia con un’unica pennellata imbevuta di denso colore aggiungendo un tocco di personalità alla modella dallo sguardo languido e sensuale.

Conservato presso il Musée National d’Art Moderne Centre George Pompidou di Parigi, il ritratto di Dédie Hayden è del 1918 e raffigura Odette (detta Dédie), moglie del pittore polacco Henry Hayden che arrivò in Francia nel 1907, un anno dopo Amedeo, e frequentò l’ambiente artistico della scuola di Parigi.
La giovane donna è seduta, con le mani giunte, mentre osserva il pittore con uno sguardo melanconico e penetrante. Il viso leggermente girato su un lato invita alla meditazione, al sogno.

Conservato presso la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma il ritratto di Anna (o Hanka) Zborowska è stato realizzato nel 1917, lo stesso anno in cui il marito della donna, Leopold, organizzò la prima mostra personale di Modigliani chiusa pochi minuti dopo per lo scandalo suscitato dalla presenza dei quadri raffiguranti i nudi femminili. Un oltraggio al pudore per l’opinione pubblica di allora!

La Signora dal collaretto bianco fu uno dei primi ritratti che Modigliani realizzò per la moglie del suo amico Zborowski, a sua volta soggetto per altri suoi dipinti. Modigliani e la sua compagna Jeanne vissero insieme alla coppia polacca dal 1916 al 1920 e ciò spiega la quantità dei ritratti che l’artista produsse nei loro confronti.

Modella, amante e musa ispiratrice di Amedeo Modigliani. Jeanne Hébuterne, minuta, dalla folta capigliatura castana con riflessi rossi e un incarnato etereo viene soprannominata da tutti Noix de Coco, (noce di cocco), per il forte contrasto fra le lunghe trecce castane ed il pallore che non dava nemmeno l’idea della carne, come la descrive Lipchtz, sculture lituano amico di Modigliani.
Conosce Amedeo all’Accademia d’arte Colarossi ed è subito amore.

Jeanne Hèbuterne ci appare in tutto il suo splendore, il suo viso è incorniciato da un grande cappello di paglia: è forse tra le opere più conosciute e apprezzate di Amedeo Modigliani dedicate alla sua compagna e musa ispiratrice che conosce quando lei ha appena diciannove anni.

Questo ritratto di Jeanne Hébuterne del 1919 rappresenta una delle ultime opere realizzate dall’artista livornese conservata ora in una collezione privata. In questo dipinto Jeanne è in avanzato stato di gravidanza del secondo figlio e nasconde il ventre con una gonna nera mentre le spalle sono coperte da uno scialle rosso.
Modigliani immortalerà il volto dell’amata in oltre 20 tele. Il viso di Jeanne, con le sue linee arrotondate ed essenziali, stimola l’artista, diventando l’ideale di bellezza universalmente valida.

La donna che pare ci stia guardando con aria di sfida è la baronessa Marguerite de Hasse de Villers, una provetta cavallerizza. Si tratta del primo ritratto eseguito da Amedeo Modigliani su commissione nel 1909 e rappresenta un capolavoro giovanile dell’artista intento a fermare sulla tela il cipiglio dell’elegante amazzone dallo sguardo penetrante. Una femme fatale che anticipa i suoi ritratti femminili futuri.

La signora Anna Zborowska era la moglie del mercate d’arte di Modigliani Leopold Zborowki e allo scrittore francese Francis Carco raccontava che al pittore italiano “bastava in genere qualche ora per dipingere un’opera di medie dimensioni. Per le altre aveva bisogno del doppio o del triplo del tempo”.
Il rapporto che lega Amedeo Modigliani con la coppia polacca Zborowski è sia di natura commerciale che amicale. Il pittore infatti si presenta a casa loro quotidianamente per dipingere, lavorando nella sala da pranzo, la stanza più grande della casa. Della coppia infatti Modigliani ci lascia vari ritratti, prova del grande legame che si era instaurato.

La belle Romaine, ovvero uno dei nudi più famosi dell’artista. La modella, seduta sul divano con le gambe accavallate, trasmette una forte sensualità in una tela che riesce a unire lo spirito rinascimentale con la pennellata moderna propria del pittore italiano. La storia dei nudi di Modigliani è straordinariamente affascinante…
Il 30 dicembre 1917 inaugura la prima mostra personale di Amedeo Modigliani alla galleria Berthe Weill. In vetrina vengono esposti nudi di rara bellezza tanto che all’esterno si raduna una folla indignata che grida allo scandalo e all’oltraggio al pudore. Intervengono i gendarmi e costringono la galleria ad abbassare le serrande pochi minuti dopo!

Conservato al Musee d’Art Moderne de Lille Metropole in Francia questo nudo con la camicia appartiene alla serie di nudi esposti durante la prima mostra personale di Modigliani nel 1917 chiusa pochi minuti dopo perché ritenuti scandalosi.

Lo scoppio della prima guerra mondiale, la sua salute cagionevole e Jeanne incinta convincono Amedeo Modigliani a spostarsi da Parigi in Costa Azzurra nel 1918. Nella luce del Sud della Francia realizza la maggior parte delle opere che avrebbero deciso il suo futuro successo. Non ha a disposizione modelle a pagamento né ritratti su commissione. Dipinge quindi gente comune scegliendo liberamente i suoi soggetti. Ritrae bambini e servette, signori e signore eleganti, persone anonime, ragazze e ragazzi ricercando nei caratteri individuali l’universalità dell’umanità ritrovata.
Probabilmente appartiene a questo periodo la giovane seduta (fillette assise) qui riprodotta dagli occhi celesti sognanti, il cui capo è adornato da un grande fiocco color indaco.

Il volto della donna raffigurata appartiene a Cécile van Muyden, ritratta nel 1917. Si tratta molto probabilmente di uno dei pochi ritratti che Modigliani dipinse su commissione. Le sue modelle appartenevano per lo più alla sua cerchia di amici e all’ambiente bohémienne solitamente frequentato. Queste circostanze spiegano la natura più composta, elegante e autonoma del soggetto. Il ritratto di Madame George Van Muyden è custodito ora al Museu de Arte de São Paulo Assis Chateaubriand in Brasile.

Uno dei ritratti più iconici che Amedeo Modigliani ci lascia della sua compagna di vita e modella Jeanne Hébuterne, seduta su una sedia, elemento d’arredo che compare anche in altri dipinti dell’artista.
Qui la giovane donna posa in modo disinvolto e il suo viso inclinato a sinistra mostra un’espressione serena. In quest’opera del 1918 Jeanne è probabilmente in attesa della loro prima figlia che nascerà nel novembre dello stesso anno mentre la coppia risiede in Costa Azzurra dove si è rifugiata a causa del primo conflitto mondiale.

Ricordata soprattutto per il suo amore e la sua devozione all’artista italiano Jeanne viene ritratta da Modigliani numerose volte. La sua rimane ancora una storia che si può raccontare attraverso i capolavori di Modigliani: il volto affusolato, gli occhi azzurri, l’aria pensosa. Ella incarna alla perfezione l’ideale di bellezza femminile ricercato da Modigliani.
L’amico scultore Lèon Indenbaum li ricorda così: A tarda notte lo si poteva sorprendere, sulla panchina di fronte alla Rotonde, a fianco di Jeanne Hébuterne silenziosa, emaciata, esile, le lunghe trecce sulle spalle, pura, amorevole, vera madonna accanto al suo dio….

La donna con il ventaglio del 1919 è uno dei numerosi ritratti che Amedeo Modigliani fece alla sua amica e confidente Lunia Czechowska, forse la sua modella preferita per il suo collo lungo e riflette la sua ultima maniera: una pittura che risente delle influenze del cubismo ma anche di quelle della scultura, che l’artista praticò fino al 1914. Conservato fino al 2010 al Musée d’Art Moderne di Parigi è stato rubato insieme ad altri quadri di Picasso, Braque, Matisse e Leger e mai ritrovato. Un giornalista del New Yorker scrive la testimonianza diretta del ladro che, parlando della donna con il ventaglio di Modigliani, racconta di come “sembrava fosse viva, pronta per ballare un tango”.

Non si conosce l’identità della modella tuttavia la donna ritratta in abito nero nel 1918 ci evidenzia e ci racconta la moda dell’epoca, sobria ed elegante e con un taglio di capelli “art decò” ante litteram. Modigliani in quest’opera riflette questo stile di acconciatura inaugurato dallo stilista più in voga in quel periodo Paul Poiret e consolidato poi da Chanel per arrivare fino a giorni nostri.

Conservato al Saint Louis Art Museum in Missouri (USA) il ritratto di Elvira appoggiata a un tavolo (1919) raffigura una delle modelle preferite di Amedeo. Si tratta di Elvira detta la Quiche, cantante e ballerina che con Modigliani ebbe una relazione appassionata e travolgente nonostante la sua figura sia stata messa in secondo piano rispetto alle altre donne amate da Amedeo. Capelli neri, occhi corvino e una bellezza conturbante; Elvira è anche modella per gli artisti di Montparnasse e Montmartre. Dipendente dall’assenzio Elvira perde la voce, viene arrestata e riesce a sfuggire a una condanna a morte. Alla morte di Amedeo e Jeanne, Elvira si presenta sulla tomba di Jeanne con un mazzo di fiori.

Dietro il “velo” possiamo scorgere un nudo accovacciato, opera del 1917 conservata al Koninklijk Museum voor Schone Kunsten di Anversa.

Le nozioni apprese da Amedeo alla “Scuola libera di Nudo” di Firenze nel 1902 lo condurranno ad un incessante lavoro sulla figura umana. Il corpo, le sue sinuosità e il nudo rappresentano l’ennesima e più estrema forma per esplicare le caratteristiche psicologiche del personaggio. Posando senza veli, le modelle rivelavano all’occhio del pittore, spesso a loro insaputa, molto più del loro corpo. Non a caso una delle frasi celebri di Amedeo Modigliani recita Dipingere una donna è possederla.

Amedeo Clemente Modigliani nasce a Livorno il 12 luglio 1884, ultimogenito di quattro figli da genitori ebrei sefarditi.
In quel periodo la famiglia sta attraversando un grave dissesto economico. Amedeo viene alla luce mentre un ufficiale giudiziario sta pignorando i mobili e gli averi della casa; sul letto sono accumulati oggetti d’ argento, i gioielli e persino la menorah, il tradizionale candelabro ebraico a sette braccia. Una legge di allora impediva che tutto quello che si trovasse sul letto di una partoriente venisse sequestrato. In mezzo a questo crollo, a questo disordine e a questi rumori Amedeo riceve il suo benvenuto dal mondo.

Amedeo Modigliani era un appassionato di musica, di letteratura oltre che naturalmente dell’arte. Spesso disegnava e scriveva dediche sui pentagrammi e suoi libretti musicali. Qui un “pensiero” in occasione delle Soirées de Paris del 1916, una rivista artistica e letteraria fondata dall’amico e poeta Guillaume Apollinaire, l’inventore dei Calligrammi, componimenti scritti appositamente per formare un disegno che rappresenta il soggetto della poesia stessa.

“Poeta ardente e pittore grande fra i grandi… Passò come una meteora; tutto grazia, tutto collera, tutto sprezzo. La sua anima altera di aristocratico aleggiò a lungo fra noi nei riflessi cangianti dei suoi begli stracci versi colori”.
(P. Guillaume, 1930)

Così lo ricorda il gallerista e mercante d’arte Paul Guillaume che ha sostenuto Modigliani nel suo percorso artistico.

Fin dall’adolescenza Amedeo mostra una salute fragile. Durante un violento attacco della malattia, Amedeo strappa alla madre la promessa di poter andare a lavorare nello studio di Guglielmo Micheli, uno dei migliori allievi del grande Giovanni Fattori e uno dei pittori più in vista di Livorno, da cui apprenderà le prime nozioni pittoriche, e dove conoscerà, nel 1898, lo stesso Fattori. Il 10 aprile 1899 Eugenia annota nel suo diario che “Dedo ha rinunciato agli studi e non fa più che della pittura, ma ne fa tutto il giorno e tutti i giorni con un ardore sostenuto che mi stupisce e m’incanta… il suo professore è molto contento di lui…”. L’immagine appartiene al quaderno di Amedeo del 1893.

La salute cagionevole di Amedeo lo costringe a stare molto tempo in casa; sin da piccolo mostra una grande passione per il disegno, riempiendo pagine e pagine di schizzi e ritratti tra lo stupore dei parenti. Amedeo inizia così a prendere “lezioni di disegno di cui aveva una gran voglia da un pezzo”, come racconta la madre nel suo diario, “lui si vede già pittore”. Qui possiamo vedere una pagina del quaderno di Amedeo del 1893

Durante il suo soggiorno a Parigi Modigliani abita in diversi atelier tra Montmartre e Montparnasse, i due centri nevralgici della vita artistica parigina di allora. In questa foto Modigliani è ritratto nel suo atelier mentre appende alla parete una delle sue opere. La fotografia è stata scattata nel 1915 da Paul Guillaume, collezionista, gallerista e mercante d’arte dello stesso Modigliani. Ne acquista le opere e lo sostiene collaborando anche con gli altri mercanti con cui Modigliani lavora.

Un bel dopopranzo nel principio dell’autunno del 1919, sedevo con mia moglie alla terrazza della Closerie des Lilas quando al largo di quel carrefour, e diretto verso il boulevard Montparnasse, vedemmo passare Modigliani. Lo chiamai e venne subito da noi, ma non volle sedersi perché aveva un appuntamento lì vicino. Ci scambiammo le ultime notizie personali e io mi rallegrai molto con lui dell’aria di prosperità e di salute che aveva. Era vestito di un completo di velluto grigio chiaro a righe, quasi nuovo, aveva un bellissimo foulard al collo, e si era fatto rimettere due denti incisivi che gli mancavano. «Si vede che sei sposato…» gli dissi «…e che Noix de coco (Jeanne) non ti lascia andare trasandato: sei contento?»; «Je suis très heureux, sono molto contento» mi disse serio serio «…e anche gli affari vanno.». Ci stringemmo la mano, partì. Fu l’ultimo nostro incontro. Gino Severini, in ricordo dell’amico Amedeo Modigliani

Eugénie Garsin e Flaminio Modigliani sono i genitori di Amedeo. In questa immagine dell’aprile 1884 Eugénie è al sesto mese di gravidanza. A luglio infatti darà alla luce Amedeo.
Sovrimpressa una lettera che Amedeo scrive alla madre nel marzo 1919:
Cara mamma, mille grazie per la lettera affettuosa. La bimba sta bene, ed io pure. Non mi sorprende se, da brava madre che sei, ora ti senti nonna, anche al di fuori dei riconoscimenti legittimi. Ti invio una foto. Ho di nuovo cambiato indirizzo. Scrivi: 13, rue de France, Nizza. Bacioni, Dedo

Amedeo Modigliani si è sempre definito prima scultore piuttosto che pittore, ripetendo spesso che la pittura per lui rappresentava un’attività marginale. La scultura è la forma d’arte che preferisce e l’idea di essere scultore lo accompagnerà costante per anni. Tuttavia finisce per abbandonare lo scalpello a favore della tavolozza per diverse ragioni, soprattutto per motivi di salute.

Una scelta obbligata che ci ha lasciato una serie di ritratti, definiti da esperti di tutto il mondo dei veri e propri capolavori di pittura.

Per questo celebriamo l’ultima tavolozza appartenuta a Modigliani ritrovata nel suo atelier a Montparnasse!

Modigliani oltre che un importante artista era anche un uomo colto e un grande intellettuale. Spesso affascinava gli amici recitando versi della Divina Commedia ed egli stesso compose delle poesie fra cui questa dedicata alla sua città natale, Livorno:

Rida e strida di rondini Sul Mediterraneo
O
Livorno!
Questa corona di grida questa corona di strida io t’offro
Poeta dalla testa di Capra
Dall’alto della Montagna Nera
Il RE COLUI ch’Egli elesse
per regnare,
per comandare
Piange le lacrime di chi
non ha potuto raggiungere le Stelle e dall’alto
della scura Corona di Nuvole Cadono stille e perle
Sul caldo eccessivo della Notte

Anna Zborowska era la moglie di Leopold, mercante d’arte e amico di Modigliani. Il bell’artista italiano era molto legato alla coppia e frequentava assiduamente la loro casa per lavorare.
Lì dipinge molti dei ritratti del 1916-17 e una serie di nudi del 1917- 18 e soprattutto per far dispetto a Anna un giorno dipinge sulla porta della sala da pranzo il ritratto dell’amico pittore russo Chaïm Soutine, che la signora non sopportava!

Conosciuta anche con il titolo di “Nudo disteso” è tra le opere più famose di Amedeo Modigliani e fu esposta alla galleria Berthe Weill nel dicembre 1917 in occasione della prima mostra personale di Amedeo chiusa pochi minuti dopo per offesa alla pubblica decenza provocata proprio dalla presenza dei quadri di nudi femminili.
L’intensità dello sguardo e l’uso sapiente dei colori rendono questa opera un simbolo di sensualità femminile e di bellezza.
Acquistato per oltre 170 milioni di dollari da un magnate cinese nel 2015 il “nudo disteso” diventa così il secondo quadro più caro al mondo comprato a un’asta.

Nei 14 anni che Amedeo trascorse a Parigi concentrò la sua attenzione sulla figura umana dedicandosi al ritratto, un genere desueto per gli artisti del tempo che aderivano a movimenti come il cubismo, l’astrattismo e il surrealismo… Modigliani esplora l’animo umano, ci si immerge e quei ritratti rivelano sempre una personalità. Qui abbiamo Lolotte, una giovane donna dallo sguardo vezzoso, un neo decora la guancia sinistra mentre due trecce ne incorniciano il volto.

Per lavorare ho bisogno di un essere vivo, di vedermelo davanti. L’astrazione mi affatica, mi uccide ed è come un vicolo cieco”. A. Modigliani

Era consuetudine di Modigliani indicare nella tela il nome del soggetto ritratto. In questo caso Alice è l’amante del giovanissimo poeta Raymond Radiguet che gli ispirerà la figura della protagonista donna nel romanzo Le diable au corps (il diavolo in corpo) del 1921 nel quale racconta, con riferimenti autobiografici, la relazione tra un giovane uomo con una donna sposata più grande di lui.